Tra gli arrestati, accusati di avere venduto i dati privati dei clienti, ci sono dipendenti infedeli di compagnie telefoniche, (i procacciatori materiali dei “preziosi” dati), gli intermediari che si occupavano di gestire il commercio delle informazioni estratte dalle banche dati, e i titolari di call center telefonici, che sfruttavano le informazioni per contattare potenziali clienti e lucrare le commissioni per ogni portabilità.

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